Dai bronzi di Riace ai giorni nostri
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La storia della fusione delle opere d’arte raccontata da Ferdinando Marinelli.
Si è riempita di studenti del liceo artistico la sala “Vincenzo Meucci” della biblioteca comunale “Ernesto Ragionieri” di Sesto Fiorentino per la conferenza dal titolo “Antonio Berti e le Fonderie Marinelli” tenutasi sabato 9 aprile alle 10,30.
L’evento era inserito nel cartellone de “Il cammino dell’arte” – sette incontri per conoscere uomini, luoghi e tecniche che fanno vivere l’arte oggi – organizzato da Comune di Sesto Fiorentino e gruppo La Soffitta Spazio delle Arti di Colonnata in occasione della grande mostra antologica “Antonio Berti (1904-1990)”.
L’incontro è stato introdotto dal responsabile de La Soffitta Spazio delle Arti e presidente dell’Associazione “Antonio Berti”, Francesco Mariani, che ha sottolineato l’impegno degli organizzatori non solo per la mostra e le conferenze, ma soprattutto per il progetto di restauro dello studio di Antonio Berti, tuttora colmo di sculture, che si vuol rendere accessibile a visitatori e studenti.
Il professor Domenico Viggiano, curatore della mostra su Berti e presidente della Fondazione per la scultura “Antonio Berti”, ha poi riassunto, per una platea composta soprattutto da ragazzi, chi è stato Antonio Berti sottolineando che “va considerato come il miglior ritrattista del Novecento italiano” e, ricordando gli anni in cui è stato suo allievo, le grandi qualità del maestro come insegnante dell’Accademia di Belle Arti.
La parola è poi passata a Ferdinando Marinelli, titolare dell’omonima fonderia che ha fuso la maggior parte delle opere in bronzo di Berti.
La storia dell’azienda è ormai più che secolare: nel 1905 a Firenze, Ferdinando Marinelli sr. appena diciottenne ha iniziato la sua attività di fonditore in proprio, dopo aver imparato e perfezionato le tecniche di fusione a staffa e a cera persa. Nel 1919 ha rilevato i locali della fonderia Gabellini di Rifredi, dove ha fondato la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli. La Fonderia è poi diventata in breve tempo una delle più importanti a Firenze e in Italia. Oltre a fare repliche delle statue classiche, Marinelli ha lavorato con i maggiori scultori toscani della prima metà del Novecento.
Oggi il nipote, Ferdinando Marinelli jr., continua con grande passione e successo la stessa attività. E ha raccontato nei dettagli come le opere d’arte vengono alla luce utilizzando la tecnica a cera persa.
La procedura è lunga e complessa: tutte le fasi sono manuali e occorrono artigiani esperti e abilissimi per eseguirle e per evitare errori che possono compromettere la fusione. In sintesi si tratta di creare un modello in cera dell’opera, chiuso tra due forme di materiale refrattario: una interna, detta anima, e una esterna chiamata anche mantello. Attraverso un processo di cottura delle forme, si ottiene lo scioglimento della cera e la formazione di una intercapedine nella quale viene colato il bronzo fuso. Una volta liberato il bronzo dal mantello e dall’anima, comincia un lavoro di ripulitura, cesellatura e patinatura, anch’esso esclusivamente manuale, che può durare mesi, a seconda di quanto è grande l’opera.
“La fusione del bronzo per le opere d’arte è una tecnica antica – ha chiosato Marinelli – utilizzata largamente da egizi, greci e romani. In particolare nel mondo greco le fonderie erano molto attive tant’è che facevano delle parti di statua addirittura in serie. Poi sono un po’ sparite per riemergere nel Rinascimento, all’epoca del Giambologna. Il bronzo è un materiale straordinariamente resistente, basta pensare a quando sono stati ritrovati i bronzi di Riace: nonostante i secoli in mare, una volta ripuliti erano perfetti”.
Sono state fatte vedere molte opere di Berti nate nelle Fonderie Marinelli tra cui il don Facibeni e il Mazzini che fanno parte dell’arredo urbano di Firenze. Al termine dell’esposizione si è sviluppato un bel dibattito con tante domande dalla platea.
A fine incontro Francesco Mariani ha invitato gli alunni in sala – della III A e III B del Liceo Artistico di Sesto Fiorentino, sede associata di Porta Romana – a visitare la mostra su Berti nelle due sale in cui è ospitata: presso il “Centro Antonio Berti” di via Bernini (a pochi metri dallo studio dell’artista) dove sono esposte le sculture più belle della produzione dagli anni Trenta agli anni Ottanta e a La Soffitta Spazio delle Arti, all’ultimo piano del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata, dove si può fare un viaggio fra le creazioni più intimistiche dell’autore (schizzi, disegni, bozzetti, dipinti) arricchiti da documenti fotografici e corrispondenze con illustri personaggi del secolo scorso.
La mostra resterà aperta fino al 31 maggio con orari 16-19 dal martedì al sabato e 10-12 e 16-19 la domenica; lunedì chiuso.
LA SOFFITTA SPAZIO PER LE ARTI – Casa del Popolo di Colonnata
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